I luoghi attraversati da LA GRANDE ONDA

Nella mappa sono indicati i luoghi e i comuni del Friuli Venezia Giulia e del Veneto che hanno aderito al progetto La grande onda.

NON CAPIVAMO

San Pietro al Natisone (UD)
Sesto al Reghena (PN)
Pordenone (PN)
Montereale Valcellina (PN)
Quero Vas (BL)

IL PRIMO SPARO

Porti d’imbarco per gli spettacoli
sul Battello Santa Maria

Marano Lagunare (UD)
Aquileia (UD)

MA LA GUERRA NON FERMÒ LA MUSICA

Pulfero (UD)
Centro visite di Stupizza

Clauzetto (PN)
Cimitero militare di Val da Ros

Claut (PN)
Località Pian del Muscol

Seren del Grappa (BL)
Rifugio Bocchette

 

Battello Santa Maria: primavera 2018

LA LAGUNA DI MARANO E GRADO: UNO STRATEGICO CONFINE D’ACQUA

Pochi associano la Grande Guerra alla laguna più settentrionale del Mediterraneo. Eppure qui, fino al 1915, passava il confine tra il Regno d’Italia e il Litorale Adriatico degli Asburgo: allo scoppio del conflitto Marano Lagunare era italiana, mentre Grado era austriaca.    

La navigazione da Aquileia o da Marano verso Porto Buso, fa apprezzare la complessa geografia di lagune, fiumi e canali interni della Litoranea Veneta, via d’acqua che collega l’Isonzo a Venezia, cogliendone l’importanza strategica già riconosciuta dai vertici militari italiani, prima del 1915. Seguendo l’allacciante di Sant’Andrea, il Battello Santa Maria sosterà presso l’ex caserma italiana di confine e si avvicinerà al luogo del “primo sparo”.   

Questo straordinario territorio tra mare e terra offre anche altri spunti d’interesse per gli appassionati della Grande Guerra, come la chiusa di Bevazzana fatta costruire dal generale Luigi Cadorna.

La visita ai vicini siti di Aquileia e Palmanova, patrimonio dell’Unesco, la località balneare di Lignano, le evocazioni paleocristiane e mitteleuropee di Grado, “l’isola del sole”, il fascino pittoresco di Marano, concorrono a scoprire ed esplorare un mondo di rara unicità e atmosferica bellezza.

Sopra. Il Battello Santa Maria in partenza da Marano Lagunare.


 

06/05/2018

DA STUPIZZA AL KOLOVRAT, TRA CIVIDALE DEL FRIULI E CAPORETTO 

Le Valli del Natisone-Nediške Doline spalancano uno dei paesaggi più incontaminati del Friuli, costellato di borghi, dove vive una popolazione slavofona, con una tradizione e una cultura uniche. Qui è possibile fare escursioni tra il fiume Natisone e il Monte Maggiore (Matajur), scoprire tesori come la Grotta di San Giovanni d’Antro e il Santuario mariano di Castelmonte o, poco distante, ammirare i capolavori longobardi di Cividale del Friuli, patrimonio dell’Unesco, o conoscere i siti della Grande Guerra a Kobarid-Caporetto e lungo l’Isonzo, nella vicina Slovenia.

Nel comune di Pulfero, il facile valico di Stupizza fu teatro dell’immane passaggio di truppe che seguì la Disfatta di Caporetto, con lo spostamento del fronte dall’Isonzo al Piave.  A Stupizza, il 25 ottobre 1917 ventitré Cavalleggeri di Alessandria furono protagonisti di una carica per raccogliere informazioni sui movimenti nemici: diciotto caddero sul campo.

Nel territorio di Drenchia, all’estremo confine orientale delle Valli, il Museo all’aperto del Kolovrat offre una straordinaria testimonianza della “terza linea di difesa italiana”, con resti di trincee e di postazioni che dominano la Valle dell’Isonzo da uno spettacolare altopiano panoramico, al confine tra Italia e Slovenia.

Sopra. Trincee della Grande Guerra nel Museo all’aperto del Kolovrat.
Foto di Milan Tomazin / Shutterstock.com.


 

12/08/2018

VAL DA ROS: MEMORIA SENZA CONFINI

Il drammatico spostamento delle truppe verso il Piave, dopo Caporetto, fu accompagnato da una serie di scontri tra italiani e austro-tedeschi, in luoghi strategici lungo il percorso come il Monte di Ragogna, a dominio sul Tagliamento, e nelle Prealpi del Friuli centro-occidentale.

Tra il 5 e il 6 novembre 1917, l’area tra Pielungo e Clauzetto fu teatro della cosiddetta “Battaglia di Pradis”, oggi rievocata dall’omonimo sentiero che tocca anche il Sacrario di Val da Ros. In questo piccolo cimitero di guerra istituito nel 1918, durante l’occupazione austro-tedesca, e inaugurato dagli Italiani il 6 novembre 1920, riposavano le spoglie di caduti dei due eserciti, in parte traslati negli Ossari e nei cimiteri dei propri Paesi. Qui, ogni seconda domenica di agosto, una solenne cerimonia commemora questa pagina della nostra storia.

Poco distante è l’ex cimitero germanico di Forno, dov’erano sepolti i soldati imperiali caduti lì in combattimento: oggi resta solo un modesto quadrilatero di pietre, consegnato al silenzio dei boschi. Intorno, una natura selvaggia regala luoghi magici come le grotte e l’orrido di Pradis, la val d’Arzino col suo fiume di smeraldo, il castello Ceconi di Pielungo e il borgo di Clauzetto, “balcone sul Friuli”.

Sopra. Il cimitero di Val da Ros. Foto di Romeo Pignat.


 

22/07/2018

LESIS E FORCELLA CLAUTANA: SULLE TRACCE DI ROMMEL

La località di Lesis, a oriente di Claut, dà accesso alla selvaggia alta Valcellina, nel Parco Naturale Dolomiti Friulane, patrimonio dell’Unesco. Da qui una rotabile conduce ai prati di Casera Casavento, dove si ammirano le impronte di un dinosauro di 220 milioni di anni fa, ai piedi di una cascata. Attraverso la Strada degli Alpini, si può poi proseguire a piedi fino alla mitica Forcella Clautana, a quota 1432 metri, che collega l’Alta Valcellina con la Val Silisia, nel bacino del Meduna. L’8 novembre 1917 i soldati di Rommel raggiunsero la forcella, discendendo la Valcellina verso il Piave. Il presidio italiano, lì di stanza, era stato  precedentemente abbandonato, con l’obiettivo di ritirarsi verso il Passo San Osvaldo, tra Cimolais ed Erto, estremo baluardo contro l’avanzata delle truppe austro-tedesche verso il Piave. Il mattino del 9 novembre 1917 gli attaccanti ebbero però la meglio, scardinarono la difesa, raggiungendo Longarone e la valle del Piave, dando così inizio alla fase finale della Grande Guerra, quella combattuta sulla linea del fiume veneto.

Nel 1990, a perenne ricordo dei combattimenti su Forcella Clautana, fu qui collocata una lapide con queste parole incise: “Risuonò il grido, senza canto, agli ultimi di Caporetto, il 6, 7, 8 novembre 1917. Poi il silenzio memore della storia”.

Sopra. L’ardita Strada degli Alpini a Forcella Clautana. Foto di Andrea Pulito.


 

04/08/2018

MONTE GRAPPA: UN SIMBOLO DELLA GRANDE GUERRA

Posto sul versante bellunese del Monte Grappa, in un sereno paesaggio di malghe e abeti, il Rifugio Bocchette è l’ideale punto di partenza per esplorare questo territorio.

Circondato dalle cime del massiccio, il rifugio consente di raggiungere alcuni tra i siti più noti di questa montagna simbolo della Grande Guerra che, dall’autunno del 1917 a quello del 1918, fu teatro di tre importanti battaglie, tra cui quella del Solstizio del giugno 1918, quando l’esercito italiano respinse l’ultima grande offensiva austro-tedesca. Questi drammatici eventi, che lasciarono sul campo decine di migliaia di morti, ebbero luogo tra i due ravvicinati capisaldi rocciosi italiano e austriaco. A testimoniare l’importanza strategica del Monte Grappa, restano manufatti militari come la Galleria Vittorio Emanuele III, che si sviluppa nel sottosuolo per cinque chilometri!

Il concerto è proposto nella prima giornata del pellegrinaggio dal Santuario dei SS. Vittore e Corona a Cima Grappa, che fa sosta proprio a Malga Bocchette.  A Cima Grappa, dominante la pianura, il Sacrario Militare, costruito nel 1932 dall’architetto Giovanni Greppi e dallo scultore Giannino Castiglioni, ospita i resti di 12.615 caduti italiani e 10.295 caduti austroungarici,  accogliendo al suo interno il sacello della Madonna del Grappa, meta dei pellegrini.

Sopra. Una suggestiva immagine del Sacrario Militare di Cima Grappa. Shutterstock.com.